Liberamente, Naturalmente, SpazzaSpaziale sono tre di una serie di wunderkammer alle quali lavora in vesti di moderna certosina l’artista Alice Corbetta.
Lo spirito della wunderkammer, come raccoglitore di oggetti, è ripreso dall’artista con la contemporanea variante, però, di creare dei contenitori di visioni ai quali sono strettamente legati altri elementi.
Alice Corbetta conserva tutto ciò che le piace e, così facendo, accumula un’enorme quantità di materiale che, al momento giusto, viene tirato fuori, rispolverato e, come nel caso delle wunderkammer, riciclato. Tutto questo materiale, nella poetica dell’artista, potrebbe essere parodia di se stesso perché, in primo luogo, l’uso che ne fa l’artista richiama, in parte, chiaramente, proprio quell’assurdo accumulo di materiale e alla difficoltà di ognuno a separarsene; inoltre esso è materiale da usare per creare questi particolari e singolari mondi in cui diventa quasi necessario riconnotare tutto.
La prima wunderkammer è realizzata dopo una visita a Berlino, quando Alice ha voglia di rimettere insieme i pezzi di questo viaggio. “L’onda di Berlino” sembra rispecchiare fedelmente ogni tappa, emotiva e geografica vissuta dall’artista: sullo sfondo di questo primo teatro appare la mappa della metropolitana della città sormontata da un aereo gigante che sembra troneggiare su un cielo lieve e, sotto, in primo piano, papaveri campeggiano e coprono, come enormi querce, alberelli colorati fatti di feltro uno accanto all’altro, in un perfetto ordine ed equilibrio, chiaro riferimento al fatto che a Berlino non ci sono parchi e la gente crea il suo piccolo giardino sul balcone.
Ed ecco allora la perizia compositiva di Alice Corbetta, questa sua attenta osservazione della realtà circostante, attenta alle emozioni, attenta a una natura che deve essere conservata per cui, l’oggetto wunderkammer, sembra assolvere perfettamente alla sua funzione: mantenere per trasmettere per far riflettere per ripartire con nuovi input.
“Natura sottovuoto” racchiude due significati, il primo rimanda alla difficoltà di trovare ancora della natura incontaminata e quindi la necessità, per l’artista, di doverla preservare per poterne trasmettere tutta la sua bellezza alle generazioni future, come simbolo di cultura e rispetto; dall’altra parte, forse conseguenza della prima riflessione che ci porta a fare Alice, ci colpiscono le forti immagini, ritagliate accuratamente e poi incollate nella scatola, nelle quali si vedono alcuni bambini che giocano ma costretti a farlo dentro le inusuali palle di plastica, perché l’ambiente in cui vivono è inquinato, per cui impraticabile, naturale conseguenza di atti distruttivi da parte dell’uomo.
In “Tuttotantotroppo” Alice ritorna a lavorare sul tema dell’accumulo, chiara ossessione dell’uomo moderno, circondato proprio da quel “tutto” che lo fa sentire potente, ricco, magari anche felice, un uomo che sembra quasi cibarsi di quel “tanto” che non può non diventare un “troppo”, chiaro simbolo di eccesso e forse stupidità. Di un “tanto” che diventa “troppo” quando è intrappolato nelle ordite maglie dell’attaccamento. L’artista ci racconta di un riempimento, di tutto quell’eccesso del quale, ad un certo punto, ci sentiamo schiacciati, che non ci dà più sicurezze ma solo assuefazione, e poi, lunga solitudine.
In “Serate Illuminate” Alice fa un passo evolutivo, aggiungendo una pellicola lenticolare prismatica curvata sul davanti della wunderkammer come fosse un filtro protettivo dietro al quale si dipana tutto un gioco di illusioni, create, appunto, dalla curvatura della pellicola che dà origine a magnifici ologrammi. Immagini di carta, accuratamente ritagliate, rappresentano alcune donne che fluttuano in acqua, elemento prezioso per Alice Corbetta e che diventa veicolo esso stesso di proiezioni speciali grazie alle quali chi osserva entra in una dimensione surreale.
Le wunderkammer di Alice sono otto piccoli mondi, teatri di reminescenze in cui però la memoria diventa principio attivo di un presente appena svanito e di un futuro che trova le radici in una riflessione sull’uomo ed il suo ambiente; teatri in cui giocare e lasciarsi andare ad una elegante magia e ad una fervida suggestione.
Barbara Bacconi
Art Curator
Florencia, 2011