L’alchimia, oltre ad essere una disciplina fisica e chimica, implicava un’esperienza di crescita ed un processo di liberazione e salvezza dell’artefice dell’esperimento.
In tutto il lavoro artistico di Beatriz non mancano certo questi elementi: l’alchimia, l’esperienza di crescita ed il processo di liberazione. Tutti elementi, questi -come molti altri-, che negli anni hanno sicuramente caratterizzato il lungo lavoro di Beatriz Irene Scotti.
Non c’è un soggetto prediletto, ma c’è la donna, la Mujer con su cuerpo, che viene elaborata, trasformata, filtrata dalle mani di Beatriz; non c’è un solo colore ma una vasta gamma di colori che danzano e prendono anche loro corpo fra le abili mani dell’artista. Non c’è l’uso di una sola tecnica ma tante e diverse fra di loro, come i materiali che Beatriz utilizza per giocare: vetro, rame, metallo, nastri, fiori, chiavi, bottoni, fotografie. In tutta questa miscellanea di tecniche e materiali, l’argilla è sicuramente il filo conduttore delle opere dell’artista: il raku, il gres, la porcellana, la terraglia e molte altre, come se esse rispecchiassero tutti i luoghi vissuti e visti da Beatriz.
Nella sua vita non c’è una sola terra di origine ma ce ne sono tante: Beatriz è una viajera, una viaggiatrice del mondo e, proprio questo mondo vissuto e conosciuto, si riflette nei suoi lavori, nelle sue ricerche, nelle sue fantasie, ma anche nella sua poesia.
Guardando le sue opere di sicuro si respira la sua Argentina e tutto il cosmopolitismo tipico di una città come Buenos Aires, ma si vedono anche i colori del Brasile, della Spagna e di molte altre terre. Le sue mujeres, le sue boquitas pintadas, i suoi nidi…insomma la sua arte proviene da tutto il mondo, attraversa la sua anima, la sua psiche, fino ad arrivare alle sue mani che giocano e liberano la sua immaginazione.
Barbara Bacconi
Art Curator
Firenze, 2010
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